lunedì 24 luglio 2023

Fukushima e bufale nucleari - il meraviglioso mondo radioattivo di Giampaolo Visetti e Massimo Gramellini

 


In questo screenshot, che a puro titolo di supporto alla discussione riproduce una parte di questo articolo del quotidiano Repubblica uscito il 18 marzo 2011 a firma dell'allora inviato Giampaolo Visetti, viene propinata al lettore la storia strappalacrime del tecnico Futoshi Toba che si sarebbe offerto volontariamente di intervenire sul reattore 4 di Fukushima al posto di suoi colleghi più giovani per scongiurare il pericolo dell'apocalisse nucleare e salvare il Giappone dalla distruzione.
Questa ricostruzione non trova alcun riscontro fattuale. Lo stesso autore, che nel suo articolo non dichiara mai di aver conosciuto personalmente il signor Futoshi Toba e 
non può quindi essere considerato testimone diretto della vicenda, si limita solo a riportare un ipotetico evento presumibilmente appreso da terze parti, tuttavia non cita alcuna fonte a supporto e non fornisce alcun elemento atto a consentire al lettore di ricostruire a posteriori i fatti.
Il giorno successivo, nella trasmissione "Che tempo che fa" del 19 marzo 2011, anche Massimo Gramellini ha riproposto questa ricostruzione, senza apparentemente curarsi di verificarne l'attendibilità e senza citare alcuna fonte.


Ci troviamo quindi ancora una volta di fronte alla diffusione di una notizia non verificabile, fatta peraltro tramite il servizio pubblico RAI da un giornalista che dovrebbe conoscere - cosa di cui non dubitiamo - i principi deontologici di trasparenza e di veridicità ai quali dovrebbe informarsi ogni professionista dell'informazione, a maggior ragione se egli opera tramite i canali mediatici di un'azienda alla quale il cittadino paga un canone come corrispettivo dell'aspettativa della suddetta correttezza e veridicità dell'informazione.
Riportiamo per completezza il testo dell'intervento di Gramellini, consultabile a partire dal minuto 10:17 del filmato innanzi linkato e liberamente accessibile sul sito ufficiale RAI:

Una settimana fa, gli operai della centrale di Fukushima vengono chiamati a rapporto dai loro capi.
“Chi di voi conosce meglio il reattore numero 4?”
Nel silenzio si sente un colpo di tosse, poi si vede un uomo che fa un passo avanti e un inchino. Il suo nome è Futoshi Toba. Ha 59 anni e una bronchite cronica. A giugno andrà in pensione. Lui conosce il reattore come tutti gli altri, cioè assai poco, ma capisce che la vera richiesta che gli stanno facendo è “chi di voi è disposto a sacrificare la propria vita per quella degli altri?“.
Futoshi Toba guarda i colleghi che gli stanno attorno: hanno quasi tutti 20 anni.  Allora decide che tocca a lui.
“Il mio destino è compiuto. Ho finalmente l’occasione di dare un senso alla mia vita.”
Giovedì scorso, investito dalle radiazioni, Futoshi Toba è stato ricoverato in un centro di Tokio. Ha i giorni contati, purtroppo, ma dal suo letto d’ospedale ha trovato ancora la forza per dire:
“Prego il mio paese di riflettere se questa è la strada giusta per assicurarci un futuro.”

A distanza di più di dodici anni dallo tsunami, né dal sito della TEPCO (il gestore della centrale di Fukushima), né nel sito di AIEA (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica che ha fra i suoi compiti quello di monitorare la sicurezza degli impianti nucleari), né fra i media giapponesi (che ogni anno danno notizia della usuale giornata di commemorazione delle vittime del terremoto e dello tsunami dell'11 marzo 2011) vi è alcuna traccia dell'episodio narrato, o del nominativo di un tecnico della centrale di Fukushima di nome Futoshi Toba nato nel 1952 (che, secondo Gramellini, nel 2011 avrebbe appunto avuto 59 anni), o del ricovero in alcun ospedale, così come di un ipotetico successivo decesso, di alcun operatore della centrale di Fukushima con "i giorni contati" a causa dell'esposizione alle radiazioni.

Da ricerche effettuate in rete, al momento l'unica persona di nome Futoshi Toba coinvolta nella tragedia del terremoto dell'11 marzo 2011 è l'allora sindaco di Rikuzentakata (località distante più di 100 km in linea d'aria da Fukushima e appartenente alla prefettura di Iwate), che perse la moglie nel sisma e che sino alla fine dell'emergenza si adoperò alle operazioni di soccorso nei confronti delle vittime del cataclisma senza venire in alcun modo coinvolto a qualsiasi titolo nelle operazioni di messa in sicurezza della centrale di Fukushima, operazioni che in quella emergenza vennero comunque svolte dai vigili del fuoco.


(credits: https://www.gettyimages.ch)

Il signor Futoshi Toba (nato nel 1965 e non nel 1952) risulta peraltro ancora in vita e continua a dedicarsi all'attività politica. Cogliamo quindi l'occasione, anche a nome di Giampaolo Visetti e di Massimo Gramellini, di porgergli i nostri più sinceri auguri di lunga vita e prosperità.



lunedì 3 luglio 2023

Il favoloso mondo del professor Orsini - parte seconda


Alessandro Orsini, come ormai persino i lettori di Topolino sanno perfettamente, è internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi esperti a livello mondiale dell'analisi geopolitica e della strategia militare. Egli, in questo suo intervento alla trasmissione Cartabianca ci ha elargito un'altra delle sue preziosissime e illuminate perle di saggezza affermando al minuto 1:06 che quest'anno la tradizionale parata celebrativa della vittoria dell'Unione Sovietica nella Grande Guerra Patriottica si sarebbe svolta in tono minore e seza l'abituale sfilata dei mezzi corazzati per motivi di rispetto nei confronti delle perdite di vite umane che la Russia sta soffrendo in Ucraina.

Quanto specificamente affermato da Orsini in merito alle "molte perdite russe" corrisponde al vero. Naturalmente non è al momento possibile farne una conta precisa, ma tutti gli analisti indipendenti sono concordi nel ritenere che sia da parte ucraina che da parte russa le vittime abbiano abbondantemente superato il numero di 100.000, il tutto senza contare né i feriti né i mutilati (che si stimano in un numero prudenzialmente più vicino a 200.000 che a 100.000), e nemmeno i lutti fra la popolazione civile nei territori colpiti dal conflitto.

Per avere un'idea di cosa  realmente significhi questo dato e di quanto sia feroce la guerra in Ucraina, basti pensare che in 16 anni di guerra in Vietnam dal 1959 al 1975 gli Stati Uniti hanno perso in totale circa 58.000 uomini, ovvero meno della metà delle perdite che la Russia ha sofferto in un solo anno di conflitto.

E per avere un'idea di quale disastroso impatto abbiano avuto queste perdite sulla capacità operativa delle forze armate russe, basti ricordare che la guerra in Ucraina iniziò il 24 febbraio 2022 con una massa d'invasione russa composta da circa 200.000 uomini la maggior parte dei quali erano professionisti che avevano già combattuto in Siria, in Cecenia e in Armenia. Ci troviamo quindi di fronte a una vera e propria carneficina riguardante più di metà della forza d'invasione e che per soprammercato ha colpito proprio queste unità di esperti veterani la cui perdita si sta rivelando catastrofica poiché nessuna campagna di reclutamento può portare al ripianamento di un patrimonio di esperienza bellica maturato in anni o decenni di combattimenti, patrimonio che deve perciò considerarsi irrimediabilmente perduto con tutte le conseguenze del caso. In guerra, il veterano sporavvive e il novellino muore.

In pratica l'esercito russo si trova oggi a dover affrontare la stessa irrecuperabile crisi di personale qualificato che colpì l'aviazione di marina giapponese dopo la perdita dei suoi migliori piloti  nelle disastrose battaglie aeronavali delle Midway e delle Marianne: nessuno dei piloti arruolati successivamente ebbe capacità e addestramento paragonabili ai veterani della guerra in Cina e di tante battaglie sul teatro indopacifico, e chi conosce la storia della seconda guerra mondiale sa bene quali siano state le conseguenze.

Successivamente, al minuto 1:25, Orsini respinge l'ipotesi "fatta da alcuni" (ma non ci dice CHI, il che vuol dire semplicemente NON CITARE LE FONTI, cosa alquanto strana per uno "studioso" del suo calibro, il quale dovrebbe ben sapere che la citazione delle fonti è elemento basilare della discussione accademica e che senza di essa ciò che si dice ha lo stesso valore di una banconota da undicimila lire) che l'aver visto sfilare un solo carro armato si spiegherebbe con il fatto che "tutti gli altri carri armati sarebbero stati inviati al fronte".
Anche in questo caso è del tutto probabile che Orsini dica banalmente il vero: in considerazione della vastità del territorio della Federazione Russa e della necessità di mantenere presidi minimi lungo tutte le sue frontiere, non è strategicamente plausibile che tutte le forze corazzate russe siano state trasferite sul fronte ucraino.
Per quanto riguarda invece i "più di 10.000 carri armati" che la Russia possiede, Orsini dimentica di spiegare che questo numero non corrisponde mai al totale dei mezzi operativamente rischierabili e impiegabili in un determinato teatro operativo, poiché da esso vanno sottratti (come già detto) quelli dislocati altrove, quelli obsoleti (come i vetusti T-55/62/64, che risultano ancora in organico nelle forze corazzate russa), quelli inutilizzabili per manutenzione o per guasti tecnici e quelli di ultima generazione ancora in fase di allestimento e collaudo (come i famosi T-14 Armata, che sul fronte ucraino al momento non si sono ancora visti nemmeno in cartolina mentre a Kiev sono già arrivati e sono già stati impiegati nelle prime scaramucce i Leopard II nelle varie versioni A4/A6/A7).

Quello che Orsini non ci dice è ben altro: ovvero il fatto che le truppe che hanno sfilato il 9 maggio 2023 sulla piazza Rossa erano composte per la massima parte di cadetti delle accademie militari e di personale della Rosgvardija, proprio perché sul fronte ucraino si ha disperatamente bisogno di ogni risorsa umana disponibile, essendo venuta a mancare, a causa delle perdite innanzi ricordate e riconosciute anche dallo stesso Orsini, l'ossatura delle brigate di fanteria le quali oggi non ricordano nemmeno lontanamente il livello di efficienza dei reparti a cui Vladimir Putin diede ordine di invadere l'Ucraina e che, sia pure a costo di perdite terribili anche da parte dei difensori ucraini, sono state letteralmente massacrate sia nella componente appiedata che in quella corazzata.

Certo, i russi hanno diecimila carri armati.
Ma Orsini ci sa anche indicare dove sono i loro equipaggi?

[credits: La Stampa]


Fukushima e bufale nucleari - il meraviglioso mondo radioattivo di Giampaolo Visetti e Massimo Gramellini

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