sabato 6 agosto 2022

Tressette a perdere

L'AMMUCCHIATA.
Era un segreto di Pulcinella ma da oggi, con l'accordo raggiunto fra Letta, Fratoianni e Bonelli, ogni residuo dubbio si dissolve.

La coalizione fra Partito Democratico, Azione, Più Europa, Impegno Civico, Sinistra Italiana e Verdi presenta agli italiani una proposta politica che vuole costituire a tutti gli effetti una sorta di linea del Piave da opporre al centrodestra per limitare i danni nei confronti della travolgente avanzata del trio lescano Berlusconi-Meloni-Salvini nei sondaggi elettorali. E non si tratta di valutazioni soggettive e arbitrarie: come ci conferma la testata Open Online, LO HANNO DETTO CHIARO E TONDO proprio i sedicenti leaders di questa scombinata coalizione, che si annuncia come un accordo meramente elettorale e senza alcuna pretesa di visione politica comune, finalizzato esclusivamente a erodere qualche seggio al centrodestra e a cercare di impedire che dopo le prossime elezioni si costituisca in Parlamento una maggioranza qualificata di due terzi che consenta a Salvini, Meloni e Berlusconi una libertà di azione praticamente incondizionata in tema sia di legiferazione ordinaria che di modifica della Costituzione.

I CONTENUTI? ZERO.
Per dirla con il linguaggio d'Oltralpe, à la guerre comme à la guerre. Inutile cercare programmi, strategie, obiettivi di lungo periodo. Enrico Letta & friends sanno benissimo che a questo giro non toccheranno palla, quindi per loro non è nemmeno il caso di presentare il solito stucchevole e ben noto libro dei sogni utile in passato solo per carpire la buona fede dell'elettorato salvo poi stracciarlo un secondo dopo l'ufficializzazione del responso delle urne. No, per difendere il Piave basta e avanza la cosiddetta "agenda Draghi", surreale e qualunquistico feticcio che non vuol dire assolutamente nulla e che non ha nemmeno il pregio di essere condiviso fra tutti i componenti dell'allegra brigata.

LA VOGLIA DI PERDERE
L'attuale legge elettorale, il famigerato Rosatellum, venne creata con il preciso obiettivo di impedire all'onda dilagante del Movimento 5 Stelle di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e ribaltare il tavolo della vecchia politica autoreferenziale e parassitaria. Oggi, la stessa legge elettorale che nel 2018 riuscì a impedire al M5S di conquistare quel 40% di seggi necessari per governare da solo, conferisce inaspettatamente al centrodestra l'opportunità di far saltare il banco e andare a governare con una maggioranza se non assoluta almeno abbastanza solida.
Ebbene, nonostante i messaggi ipocritamente allarmati lanciati al proprio elettorato di riferimento e agli indecisi, il cartello elettorale messo in piedi dal Partito Democratico non ha la benché minima intenzione di contrastare seriamente la cavalcata trionfale del centrodestra. Ciò è dimostrato con evidenza dal fatto che Enrico Letta ha immediatamente e categoricamente escluso l'ipotesi di una qualsiasi forma di trattativa con il M5S rinunciando a priori al non disprezzabile tesoretto di consenso popolare di cui gode ancora il M5S di Giuseppe Conte e imbarcando invece con la massima disinvoltura tutto e il contrario di tutto, da Calenda a Fratoianni, da Brunetta a Bonelli. Se con i voti del M5S qualche teorica possibilità di contrastare il centrodestra esisterebbe, senza di loro la sconfitta è matematicamente certa.  Per un leader di partito che si presenta alle urne chiedendo agli alleati "senso di responsabilità" e paventando la necessità di impedire a tutti i costi l'invasione del Parlamento da parte dei "nuovi barbari" (nuovi per modo di dire, visto che sono sempre gli stessi da decenni), si tratta di una tattica oggettivamente suicida, autolesionista e del tutto immotivata poiché se nella stessa alleanza possono coesistere Gelmini e Cirinnà non si vede perché escludere Conte con cui peraltro si è condiviso un difficile percorso di governo durante le fasi più tragiche della pandemia.

ANDATE AVANTI VOI... CHE A NOI CI SCAPPA DA RIDERE
Non si deve commettere l'errore di pensare che Enrico Letta sia impazzito tutto d'un colpo. La verità è molto semplice e sta tutta nella previsione di un autunno drammatico che, complice la crisi energetica e il disastroso connubio di inflazione e stagnazione, metterà a durissima prova la tenuta complessiva del tessuto sociale e produttivo della nazione. Di fronte a questa emergenza la politica non sarà in grado di opporre un argine e una visione d'insieme efficace e plausibile, e questo comporterà inevitabilmente che a farne le spese di fronte all'indignazione popolare saranno soprattutto coloro che nel momento di picco della tensione sociale si troveranno al timone del vapore.
Quindi l'intenzione del cartello elettorale guidato dal Partito Democratico, i cui maggiorenti hanno già fiutato l'aria che tira, è semplicemente di lasciare il cerino in mano al centrodestra cogliendo nel contempo l'occasione per soffiare sul fuoco del malcontento generalizzato e contando sul fatto che in breve l'emergenza politica diventerà talmente grave da rendere "necessario" l'intervento di un altro governo di "solidarietà nazionale" che verrà affidato al solito banchiere di turno: dopo Dini, Monti e Draghi... avanti il prossimo, un nome vale l'altro. In questo ginepraio il Partito Democratico, che di simili tattiche di retroguardia è maestro indiscusso, potrà presentarsi ancora una volta come salvatore di ciò che resta delle macerie della nazione, coadiuvato entusiasticamente dalla grande stampa "libera, imparziale e indipendente" che ci spiegherà quanto sia dolce e patriottico dare il proprio oro e il proprio sangue per la Patria e per il Partito.
E nel frattempo, cosa ne sarà degli italiani? La risposta è stata già data molto tempo fa.



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